s t e f a n o c a v a z z i n i
Sulla rotta di Darwin
Questo progetto è nato quasi casualmente fra il 2014 e il 2015 quando notai che su alcuni muri fatiscenti, le macchie di umidità, le fenditure e le crepe, formavano paesaggi di una verosimiglianza stupefacente. Si potevano riconoscere mari in tempesta, marosi violenti ruggire inquieti contro gli scogli, paesaggi marini e terrestri di mondi lontani, profili nevosi stagliarsi a distanza. Li ho fotografati per anni senza sapere ancora cosa ne avrei fatto, fino al giorno in cui decisi di rileggere un libro che mi aveva tanto affascinato in età adolescenziale: "Viaggio di un naturalista giramondo" di Charles Darwin. L'idea che mi balenò in testa mentre scorrevo le pagine di quel libro mi entusiasmò talmente che non ci pensai due volte ad attraversare con la fantasia la traballante passerella che mi avrebbe portato a bordo del vecchio HMS Beagle, il brigantino da guerra della Regia Marina Inglese al comando del capitano Robert Fitz-Roy - e su cui era imbarcato anche il giovane Darwin - che si trovava all'ormeggio nel porto di Devonport e che da li sarebbe salpato il giorno 27 dicembre del 1831. Questo libro è una mia personalissima interpretazione, sempre in bilico tra il vero ed il verosimile, di alcuni episodi di quel viaggio, quelli che più mi hanno affascinato, quelli che narrano l'epica navigazione del Beagle lungo le desolate coste della Patagonia e della Terra del Fuoco, delle paurose bufere incontrate dalla spedizione nel vano tentativo di doppiare Capo Horn per la rotta esterna, fino alla risalita lungo la costa Cilena.
Solo poche parole per illustrare l’aspetto tecnico e artistico del progetto: tutte le immagini sono composte da mie fotografie originali raffiguranti i paesaggi murali che ho descritto sopra, a cui ho sovrapposto in digitale quelle del veliero e degli animali viventi ai tempi in quelle terre e niente altro; La parte più complessa dell'editor fotografico è stata quella di restituire il più verosimilmente possibile la percezione di tridimensionalità ad immagini che ne avevano poca o nessuna. Ho deciso di farlo imitando i pittori del duecento e trecento, utilizzando figure più piccole nella parte superiore per dare il senso della lontananza e figure più grandi nella parte bassa per dare il senso del primo piano; i testi sono invece estrapolati pazientemente dai diari originali, rispettando scrupolosamente la loro cronologia.
Da questo progetto ho recentemente realizzato un libro d'arte per ora auto autoprodotto in pochi esemplari ma che spero di pubblicare in futuro.