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Blog:
dove parlo con me stesso, spesso di me stesso, e dove scrivo, di qualsiasi cosa mi venga in mente, e dove conservo le mie cose belle, e quelle brutte, anche quelle che fanno spavento. 

Quattro sciocchezze sull'amore

 

Scritto sotto dettatura alle sei del mattino, con la preghiera di sistemare un po' la grammatica, cosa che naturalmente non ho fatto...

Stanotte sono passate tutte insieme a trovarmi, un bel gruppetto non c'è che dire, compreso qualcuna che non vedevo da un bel po': c'era la Tristezza che non ha toccato niente e non ha spiaccicato parola per tutto il tempo, restandosene seduta in disparte - ha giusto scambiato due parole con la Melanconia, anche lei particolarmente taciturna; c'era la Gioia, bella come sempre, così solare, con quel suo modo unico di ridere, così coinvolgente, che meravigliosa creatura; c'era la Nostalgia che ha parlato tutto il tempo di viaggi, dei sui grandi amori, con quel suo sorriso appena accennato, quasi trattenuto, accidenti quante cose aveva da raccontare, parlava parlava, sembrava non volersi fermare più, ma sapete la cosa strana? dava l'impressione di non essere li con noi, di non esserci mai stata, sembrava distante chilometri, o magari fra le braccia di qualcuno; poi è arrivata la Felicità, ah che tipo quella, ve la consiglio, ci sono momenti che non la si tiene proprio, una vero uragano, sempre di fretta, ogni volta che arriva è come spuntasse dal nulla, quasi per caso, ma quasi sempre è solo di passaggio, si ferma sempre troppo poco, peccato perché è una che ti fa sentire bene... ne parlavo giorni fa con sua sorella la Gioia che in quello è uguale e lei mi diceva che loro son fatte così, non riescono a far casa in nessun posto. E poi vogliamo parlare della Passione? che meraviglia che era, che fuoco ha sempre negli occhi, mi incanta ogni volta e ogni volta che trovo timidamente il coraggio di dirglielo lei mi risponde "parla più forte, così non ti sento". Con lei parliamo per ore ed ore, spesso tiriamo mattina e ogni volta la scongiuro di non andarsene, che ho ancora bisogno di lei, e lei sorridendo con quella sua aria impertinente mi ripete "parla più forte, così non ti sento".
All'alba se ne sono andate via tutte una dopo l'altra, senza fare rumore. Uscendo la Nostalgia mi ha sussurrato che se volevo si sarebbe fermata ancora un po' a farmi compagnia, che aveva ancora tante cose da raccontarmi; ma era tardi, il sole stava già facendo capolino dalle imposte così le ho farfugliato la prima scusa che mi è venuta in mente e forse anche un grazie. 
- senti - le ho detto in tutta fretta mentre già era sul pianerottolo ed io stavo per svegliarmi - hai notizie di A....? 
- eh caro mio sai bene come è fatta, lei è così, arriva quando meno te lo aspetti...se arriva; chissà, magari domani ti bussa alla porta o magari non la vedi più per un sacco di tempo o non ne senti più parlare. 
- è che manca così tanto quando non c'è...
- a me lo dici, non sai forse che chi mi ha chiamata Nostalgia lo ha fatto pensando a lei? E sapessi quanto manca anche a me quel capolavoro...buon risveglio carissimo, noi ci vediamo presto...

 

Stefano C. 8 aprile 2021

Cos'è per me l'arte?

Ho pensato spesso a cosa rappresenti per me l'arte, perché sia diventata così importante e la risposta a cui sono arrivato è che è un medium ideale per dialogare con noi stessi, con il nostro mondo interiore; l'arte è l'abecedario, è il linguaggio primordiale, ma è anche un personale cifrario segreto che spesso ci aiuta a dipanare le intricate matasse di emozioni e stati d'animo che ci pervadono; allo stesso tempo è un mezzo che ci consente di stabilire un contatto con le altre persone attraverso la magia dell'emozione estetica.

Stefano C.

Il mio rapporto con le parole

Ho sempre avuto un rapporto difficile con le parole. Colpa mia, perché non le faccio uscire spesso e quelle poche volte che escono sono insicure, disordinate, indisciplinate; ad esempio, non si tengono per mano, bene in fila, nell'ordine che io assegno loro, si cambiano di posto o restano indietro creando una gran confusione; può succedere persino che non si facciano trovare quando le cerco e allora bisogna aspettare e sperare che si facciano vive in tempo perché non è sempre facile trovare una sostituta all'ultimo momento.

Stefano C.

La notte della meraviglia

 

Spesso la sera mi scrivo silenzi che poi leggo la notte, lettere bianche che brucio al mattino.

Ma certe notti viene un ragazzo, dice che abita più di cinquant'anni lontano, ha due libri sotto il braccio, il sorriso impacciato e gli occhi curiosi. Mi chiede una carta e una penna e mi impara la misura della meraviglia.

Stefano C. 2019

Costruire castelli di sabbia

Da bambino, ho iniziato da bambino a scavarmi intorno; costruivo castelli di sabbia sapete. I più incredibili castelli di sabbia che si siano mai visti a quei tempi erano i miei. Non so se c'era davvero un motivo per il fatto che i miei castelli avessero tutti sette torri, ma comunque era sempre cosi, sette, non una di meno ne una di più. Io le torri le facevo alte come grattacieli e di solito un po' storte, non lo so come mai mi venissero tutte storte ma mi piaceva che lo fossero, alte e belle storte. Lo so che nelle favole la principessa vive rinchiusa nell'unica torre e che forse una sarebbe bastata, ma io non costruivo le mie torri per tenerci una principessa, ci tenevo le cose che amavo, e poi l'elenco di quelle che avrei desiderato, i miei piccoli segreti e altri aggeggi così, per quello i miei castelli avevano tante torri, che me ne facevo di una torre soltanto...

Intorno ci alzavo due fila di mura belle spesse, non tanto alte però che una volta mi ci sono chiuso dentro e mi sono spaventato e da allora le ho costruite sempre basse, e con una porta in ogni lato, bella grande, con in alto l'arco a sesto acuto proprio come le finestre delle torri, che l'arco a sesto acuto mi è sempre piaciuto, per lo slancio, per il coraggio di osare, ma soprattutto per come suona quando lo dici, perché quando lo dici - arco a sesto acuto - sembra di sentire tutta un'orchestra che suona una piccola sinfonia, prima i violini e le viole e poi i tamburi e sul finire sette rintocchi di piccole campane, sette, come le torri, non una di meno non una di più, una minuscola meravigliosa sinfonia.

Per finire proteggevo le mura con un bel fossato, profondo, sempre più profondo, e largo, sempre più largo. Man mano che passavano gli anni ho costruito castelli sempre più grandi, con le sette torri sempre più storte che rendevo inaccessibili con fossati sempre più profondi. Ultimamente però costruire i miei bellissimi castelli è diventato più complicato, le forze non sono quelle dei bei tempi e alzare le mie torri storte è faticoso. Così a volte mi limito a scavare i fossati, ecco, di scavare fossati intorno non ho mai smesso, non che mi piaccia particolarmente, è che a volte ne sento il bisogno.

Ma ora devo lasciarvi, si sta facendo molto buio quaggiù e il grande problema come al solito sarà come risalire. A volte non riesco proprio e allora aspetto il mare, che lui sa come fare a pareggiare tutto.

Stefano C.

La coperta della mula di noria

 

Scritto in una notte inquieta con la solita strana sensazione di scrivere "sotto dettatura". Questa volta ai pensieri non è seguita la preghiera di correggere gli errori di grammatica ma solo di cercare di tradurlo in dialetto siciliano... Si, comprendo bene il significato del messaggio, ma non posso dire lo stesso, o non ancora, per questa strana richiesta.

 

"Qualcuno stanotte ha rubato la coperta della mula di noria con cui mi coprivo per la paura dello buio, ed il buio è venuto, mi ha salito da dentro, s'é fatto mia ombra e non mi lascia più solo"

 

Traduzione in dialetto siciliano di Alfio Barca che rigrazio per la disponibilità insieme a Roberto Mendolia. Di entrambi ammiro la grande cultura e l'amore per la loro terra:

 

"Quacchiduno stanotti mi rubbau â cupetta da mula î sènia, ccu cui mi cummigghiava picchì mi scantava du scuru, û scuru vinni, mi 'nchianau d'intra, divintau â me umbra e non mi lassa cchiù sulu".

Stefano C. 27 settembre 2021

La notte a volte io viaggio

 

Succede a volte che io parta senza avvisarmi (succede sempre di notte); di solito mi lascio due righe scarabocchiate di fretta, un biglietto dove mi prego di non cercarmi, che mi farò vivo io al ritorno

Stefano C. 8 maggio 2021

ti sento...

 

Anche quando hai perso ogni speranza può compiersi il miracolo che un qualche angolo della tua anima inizi a vibrare in segno di allarme e che una voce, sintonizzata sulla tua stessa onda radio risponda ai tuoi s.o.s. con un semplice "ti sento".

Questo per me ha semplicemente del miracoloso

Stefano C. febbraio 2022

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